In una stanza a 1753m sopra il livello del mare, nel bel mezzo delle Dolomiti del Brenta, siamo in 7 a condividere 4 letti.
Ottavia e Alice si spartiscono il matrimoniale, con in mezzo il re della malga, un bellissimo biondo a quattro zampe di nome Simba.
Riccardo ed io siamo su un letto a castello, io sono sopra e mi tengo attaccata al muro perchè furba come sono, sono capace di cadere giù dal letto. Però attenzione, cadrei sul morbido, perchè sotto ci sono Trampa e Stella, due pelosone a tratti burbere ma dolci e simpatiche.
La mattina, quando suona la sveglia, inizia un concerto di code il cui battere si sussegue a ritmo tra i tre cani presenti nella stanza: ci si sveglia ridendo, ci si alza, si va in bagno e poi giù a preparare le colazioni per gli ospiti …e in tutto questo i cani restano in camera!

Oggi è domenica e la situazione è abbastanza tranquilla questa mattina, non ci sono tanti ospiti, ma il tempo è bello e bisognerà prepararsi bene, si prevedono circa 100 coperti.
I canederli sono già pronti, venerdì era brutto e Ottavia e Riccardo hanno passato 8 ore a fare 900 canederli, 300 per tipo, classici, solo formaggio e quelli rossi alla rapa!
Bisognerà mettere su la polenta, lo spezzatino, la zuppa del giorno, preparare il pane, le torte e avere tutto pronto per i taglieri.
Nulla di così facile, ma ci sono già i rinforzi. A dare una mano oggi ci siamo io, Alice e i genitori di Riccardo che si alternano i weekend con i genitori di Ottavia.


Prima di iniziare la full immersion in cucina, vado a curiosare nel caseificio dove Ivan sta preparando il formaggio delle sue capre.
Mi viene in mente quella volta che siamo stati nell’ovile di Battista, a Fonni in Sardegna a dicembre mentre la tempesta di neve tagliava la pelle. Il calore che si percepiva immergendo le braccia nel latte caldo era molto piacevole, ma sicuramente più faticoso che fare il formaggio con l’aiuto delle macchine. Infatti, Ivan, producendo e vendendo molto formaggio, è costretto ad usare i macchinari, altrimenti non riuscirebbe a star dietro a tutto.
Osservo con attenzione il suo modo di lavorare e gioco al “trova le differenze con Battista”, scambiamo qualche chiacchiera e mi faccio raccontare da Ivan la sua storia.
Neanche il tempo di finirla e vengo richiamata all’ordine, sono già arrivati i primi ospiti e ci aspetta un lungo servizio di pranzo.

Ottavia e Riccardo sono una vera e propria macchina da guerra. Sapevo bene che Ricky fosse bravo in cucina, ma non mi aspettavo di trovarlo a gestire tutti quei piatti in maniera eccelsa, roba da fare invidia a qualsiasi chef stellato!
Butta i canederli, mescola la polenta, scalda lo spezzatino, prepara i taglieri, taglia le verdure e impiatta decorando con fiori ed erbette dei prati intorno alla malga.
Tutto questo senza delegare mezzo compito, almeno per le prime due ore, poi, dopo soli 20 anni che ci conosciamo, mi conquisto la sua fiducia e mi fa comporre qualche piatto.

Ottavia invece accoglie gli ospiti, serve i tavoli, prepara i dessert e tiene i conti. È una vera e propria forza della natura, la stanchezza non sopravale mai il suo sorriso contagioso e la sua solarità.
Mi avevano avvisata della sua energia positiva, ma non mi aspettavo di trovare giovani così in gamba, che si danno molto da fare e lasciano zero spazio alle lamentele.
Anche quando la situazione è tesa e i tempi sono stretti, quando Ricky tenderebbe a drammatizzare, ci pensa Ottavia con il suo carattere propositivo a rimettere tutti sulla linea giusta.
Farebbe bene a tutti avere un’Ottavia vicino, con lei l’impossibile sembra possibile e il caos si trasforma facilmente in ordine e ritmo.

Dai tavoli arrivano solo complimenti e sorrisi soddisfatti, noi in cucina cerchiamo di stare al passo: Renata, la mamma di Ricky, non si scolla dal lavandino per quattro lunghe ore, il papà Beppo asciuga ogni cosa, prepara i caffè e viene spesso sgridato da Riccardo per non si sa cosa, mentre Alice si dà da fare dividendosi tra Beppo, Renata e il taglio del pane. Io, tra un impiattamento e l’altro, scatto qualche foto per documentare questa adrenalina comune!
Ad un certo punto alla finestrella della cucina fa capolino la signora Rita, la mamma di Ivan il pastore, mi invita a pranzo, ma non credo di averne il tempo al momento.
Dopo il pranzo ci vorranno ore per riordinare tutto e se ci resta un po’ di energia vorremmo fare una partitina a carte, ma ovviamente non prima di aver fatto due passi nel bosco con i cani e munto 164 capre!


Ma quante ore ha una giornata in malga? Che cos’è quella forza che ti spinge ad andare oltre al limite e non sentirti stanco fino a che non ti fermi? Adrenalina, serenità forse?

Il telefono non prende e si sta benissimo senza, le notizie arrivano con il giornale cartaceo una volta in settimana, ma si può fare anche a meno vista la quantità di negatività che si portano dietro. Meglio aiutare Simone, il giovane collaboratore di Ivan, nella mungitura delle capre.
Dopo i primi giri di titubanza e incertezza, sotto il sorriso timido di Simone, io ed Alice prendiamo confidenza con le capre e gli strumenti.
Formiamo presto una catena di montaggio dove, mentre uno fa uscire le capre appena munte dalla stalla e riempie le ciotole di grano, l’altro apre lo steccato e fa entrare 8 capre che il terzo aiuterà a posizionare per la mungitura.
A quel punto, mentre Alice passa il disinfettante e Simone pulisce le mammelle, io attacco gli aspiratori che succhieranno il latte.
Aspettiamo insieme che il latte sia finito e dopo l’ok di Simone ricomincia il giro.
In sottofondo c’è la radio ad alto volume, mi pare di aver capito che agli animali della stalla piace molto la nuova canzone di Mengoni.

Dopo due ore e mezzo finiamo il lavoro e torniamo in cucina a mangiarci un piattone di pizzoccheri appena fatti, direttamente dalla padella che puliamo facendo scarpetta col pane.
Non ci facciamo mancare nulla, una birra è d’obbligo… e pure una partita a King.
Seduti sul tappeto e con le carte in mano inizio a sentire i muscoli che si rilassano e il sonno che comincia a socchiudere le palpebre. Siamo stanchi, quel stanco ma soddisfatto che solo la stanchezza fisica e la consapevolezza di aver fatto del bene sa portare.
Non riesco ad immaginarmi da dove possa provenire tutta la forza per affrontare una stagione intera con questi ritmi, probabilmente la proviamo anche noi in laguna quando gli impegni fotografici ci danno un ritmo interminabile che prende un giorno di pausa ogni mese e mezzo.
Chissà, forse la forza arriva quando fai qualcosa che ti piace, che fa star bene qualcuno, e che ti porta soddisfazioni.

Forse è questo che auguro a tutti i giovani della nostra generazione, noi compresi, ovvero di arrivare stanchi la sera per aver fatto qualcosa di positivo per se stessi e per gli altri nel corso della giornata, di essere tutti un po’ “Riccardo” – organizzati, pragmatici e incapaci di star fermi, e avere tutti un po’ di “Ottavia” – simpatia, allegria, adrenalina positiva.

Come arrivare alla Malga Tuena?

A piedi:
Arrivati a Tuenno, in Val di Non, si imbocca la strada che conduce al lago di Tovel. Arrivati al lago (d’estate e’ disponibile un servizio bus navetta gratuito) si prende il sentiero 309 che in un’ora e mezza circa porta alla Malga. (dislivello a piedi circa 600 metri)

In macchina:
In Val di Tovel, arrivati all’albergo Capriolo, si svolta a destra e si percorre la strada bianca che conduce al parcheggio della malga. Da lì parte un comodo sentiero che in 25 minuti conduce alla Malga. (dislivello a piedi circa 100 metri)

Per maggiori info: [email protected] o malgatuena.it

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