“Se ti appiccichi sulla donna lei ti butta via, no?!
Ti rifiuta. Devi stare lontano dalle donne… devi accarezzarle.
Uguale per la montagna… Ecco, bravooo! Yesss!
Super… qua puoi stare con le mani in tasca.
Dai, dai, dai, sudo-ma-godo!”

Da qualche anno avevo rallentato la mia attività di arrampicata tanto che tuttora leggo la cronaca alpinistica senza provare particolare eccitazione quando qualcuno stabilisce un nuovo record o porta l’asticella verso un grado superiore. Riconosco certamente il gesto atletico e la determinazione, ma condivido poco questa voglia di continuare a superare i limiti. Nel mio andare in montagna ho infatti perlopiù scelto di dedicarmi alle discipline sportive con la serenità della passione, con la voglia di raccogliere storie inedite, incontrare persone e godermi la natura. Forse il tutto è dovuto anche al fatto che il livello di prestazioni su roccia negli ultimi anni è andato via via sempre più crescendo e non sono più riuscito a starne volutamente al passo. Senza la continuità che mi permetteva una corretta evoluzione nella tecnica anche il divertimento spesso veniva a mancare. Aggiungici poi che anche il mio gruppetto di infognati si è disgregato per i soliti motivi di lavoro, di crescita familiare, di impegni vari e con quello la mia capacità di “danzare” verticale trovando il lato bello della faccenda. Non mi mancava per nulla arrampicare, anzi, soprattutto sulla plastica indoor mi sembrava ormai diventata una pura moda dalla quale mi ero per tempo svincolato.
Porto tuttavia ancora con me le scarpette in Croazia e mentre Glorija legge i suoi libri gialli in completo relax nei “nostri” angoli semi-deserti io provo a farmi male su qualche scogliera con la sola scusa di fare un altro tuffo in un mare fantastico.

Un giorno però mi ha scritto Greg: “Hey Jack! La tua via sta diventando un hot spot!”
Gregor Demetz è il mio amico guida alpina appartenente ai Catores della Val Gardena (leggi la storia) che mi annunciava che la parete che eravamo andati a vedere assieme l’anno precedente ora aveva una nuova via a me dedicata. Pensavo stesse scherzando e quando gli ho telefonato per chiarimenti mi ha invitato ad andare a ripeterla insieme. Subito gli ho detto che avevo un po’ di ruggine e che non tiravo più il sesto grado da primo. Mi ha risposto che in Dolomiti non basterebbero tre vite per arrampicare tutte le bellissime vie tra il quarto e il quinto grado. Ho capito che non avevo scampo. Ho controllato in soffitta e ho ritrovato tutta la mia attrezzatura.

La Via del Giornalista si trova nel gruppo del Sassolungo in Dolomiti. Più precisamente sulla Sciabla de Dantersasc in posizione NN-EST. Vi sia arriva con un approccio di circa 25min. dal Rif. Demetz e di altri 20min. dal Rif. Vicenza in un anfiteatro di campanili di roccia spettacolari. Ha uno sviluppo di 233m. e una difficoltà tra 4+ e 5-. La roccia è ottima, sono 7 tiri che richiedono della normale attrezzatura alpinistica per una bella arrampicata molto ripida e sostenuta, ma ben attrezzata da Greg (anno 2020).

È un lunedì di metà settembre, il cielo è limpido e la temperatura ottima. Abbiamo la fortuna che la Val Gardena ha deciso di tenere aperta la cabinovia che da Passo Sella porta a Forcella Sassolungo a 2685m. per un’altra settimana. Dopo un saluto in rifugio ad Enrico Demetz e famiglia, abbiamo ripiegato scendendo trotterellando sul lato opposto e prima di raggiungere un pianoro abbiamo deviato a sinistra su tracce di sentiero che portano a toccare le rocce.
Siamo passati dal parlare di turismo sostenibile e dei soliti problemi derivati dal turismo di massa che caratterizzano anche le Dolomiti a imprecare per un dolore allucinante all’alluce destro che non voleva proprio saperne di restare intrappolato nella scarpetta. Il primo tiro è il più lungo, 43 metri circa. Un ottimo riscaldamento. Gli altri tiri si aggirano intorno ai 30 metri, non mancano buone lame, fessure, appoggi e suggestive clessidre dove sostare mentre Greg mi ripete scherzosamente: “Jack, guarda che qua si potrebbe appoggiare un elicottero! Mettiti comodo… dai amico mio!”

Greg è una di quelle persone che ha sempre la battuta pronta e quando vorresti abbandonare trova il modo di farti proseguire e sorridere. Studia le montagne dalla terrazza di casa a Santa Cristina e ne conosce ogni dettaglio dopo anni di osservazione con luci e condizioni differenti. Non è più un giovanotto, ma i capelli glieli taglia ancora sua moglie Thea e mi continua a ripetere che deve cambiare la sua foto sul tabellone della scuola dei maestri di sci perché con l’età i bambini non lo scelgono più. Sembra un vecchietto brizzolato, ma ha una leggerezza innata e una pazienza infinita tanto che insegna a sciare ai non vedenti e porta ad arrampicare persone con diverse disabilità trovando sempre nuove sfide. È proprio una persona eccezionale e dal cuore d’oro. Al cambio in sosta mi spiega come affrontare alcuni passaggi più difficili e poi mi mette in guardia su un concetto molto importante: “Jack, in quel punto non appiccicarti troppo alla roccia, stai più esterno. La montagna è come una donna: devi volerle bene, ma devi starle distante… altrimenti diventa pericolosa!”
Rido, il messaggio è chiaro, la birra è fresca e le calate in doppia sono quattro.


La giornata è stata splendida, la Via del Giornalista la consiglio a tutte le persone che amano arrampicare in ambiente dolomitico e che leggeranno questo semplice racconto caratterizzato da due persone che vivono agli opposti (mare e montagna), ma si attraggono per la semplicità di condividere un andare in fratellanza raccontandosi aneddoti e respirando aria frizzantina tra le cime più belle che abbiamo la fortuna di avere a portata di mano.

Grazie al mio amico Greg e a Christine di IDM Sudtirol per il solito affetto e l’ospitalità.

Per maggiori dettagli: [email protected]

 

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