Alto Atlante

Una montagna di persone

Ritornare è per noi diventato una filosofia di vita. Vogliamo chiamare tutti per nome tanto che non scattiamo fotografie a caso, perché in ogni ritratto c’è la storia di una persona e del luogo che le appartiene. Perché ritornare è anche recuperare e restituire qualcosa a qualcuno che non ha avuto paura di accoglierti in casa. Di anno in anno si aggiungono viaggi, esperienze, delle nuove linee e sta diventando sempre più impegnativo ritornare da ognuno, perché viaggiando leggeri senza rendersene conto si entra in un’altra dimensione, si entra nel cuore delle persone con la mente libera e la forza della curiosità reciproca. Ci sentiamo spesso come una matita leggera che disegna una mappa di traiettorie nuove, ricche di identità sempre più preziose e pronte a testimoniare la bellezza e la fragilità dei luoghi remoti. Ritornare non è sempre facile, ma l’impegno è quello di farsi accettare, perché un po’ alla volta non sei più l’ospite, ma un amico, uno di casa che è solamente andato via per un po’.

«Mhtar non lo avevamo avvisato del nostro ritorno, non sapevamo neppure che nascondesse un vecchio cellulare tra le pieghe del suo burnus, la veste berbera con cappuccio ormai sbiadita dal sole dell’Alto Atlante. Siamo tornati al suo douar dando per scontato che fosse là. La strada la conosciamo a memoria e si differenzia dall’anno precedente solo per il colore della vegetazione».

Le valli che abbiamo affrontato sono ricche di villaggi e in ciascun douar ci viene detto di stare attenti a chi abita il successivo, fortuna vuole che ad ogni stop troviamo solo persone disposte a parlare o intente nel loro lavoro che sono pronte a mollare tutto per trascinarci dentro casa, condividere un bicchiere di tè, un pranzo o addirittura ospitarci per la notte. Lo stupore più grande non viene soltanto dai sorrisi e dalla gentilezza con cui veniamo accolti di volta in volta, ma soprattutto dal fatto che più ci inoltriamo nelle valli, più scopriamo che i villaggi sono popolati, colorati, vivi e ricchi di persone, bambini, giovani e tutta un’organizzata attività giornaliera che non pensavamo di trovare.

I villaggi sorgono in posti impensabili, ogni spazio verde è curato, coltivato e i giovani aiutano i più anziani, non solo nelle faccende domestiche ma anche nell’agricoltura.
Non riusciamo a stare soli, nemmeno quando tentiamo di mettere la tenda in posti apparentemente isolati. I pastori ci presenterebbero per nome ogni capra, gli insegnati di francese non vedono l’ora di fare due chiacchiere in lingua, le donne cucinano piatti prelibati e svelano a Glorija le ricette.

Percorriamo circa 30 chilometri di trekking al giorno su strade e sentieri più o meno evidenti. Spesso bisogna essere bravi a interpretare la traccia su terra rossa, ma anche su roccia scura e non mancano continui guadi di ruscelli e torrenti.
L’acqua sgorga, salta e scorre in grossa quantità su tutti i versanti. A nord la neve riflette i raggi del sole e mentre le giornate si susseguono anche la nostra carnagione invernale inizia a colorarsi sotto il forte sole primaverile.

NB: Non ci sono cartografie particolari della zona, per informazioni dettagliate scriveteci alla nostra mail: [email protected]