Caldo, polvere e questa mattina la gambe sono più stanche del solito.
Siamo su una strada sterrata che si perde tra le curve dell’Alto Atlante.
Improvvisamente ci affianca un’auto che inchioda. È un modello berlina scura, che si porta dietro una nuvola di polvere che ricopre ogni persona e cosa che passa.
Non riusciamo vedere quanti sono al suo interno, i finestrini sono troppo sporchi e il sole del mezzogiorno rende i riflessi molto forti.
Dopo alcuni istanti si aprono le quattro porte e ne escono cinque ragazzotti impolverati che tra sorrisi e gesti si sbattono con le mani i vestiti cerando di fare la cosa più impossibile… togliersi la polvere di dosso.

Anche noi impolverati a dovere con i nostri zaini ancora caricati sulle spalle proviamo a gestire la situazione che si è creata all’improvviso.
Quello che si capisce è solo un continuo “ça va? ça va? ça va?”… tra le risate, la sorpresa e il divertimento.
Vorremmo dire: “stiamo bene, impolverati più di voi, ma bene!”

Avevamo da poco mangiato due arance che c’erano state donate in precedenza sul bordo della strada mentre guardavamo un villaggio in lontananza, oltre il fiume, e meno di un’ora prima avevamo comunicato con un pastore di capre berbero che in qualche modo provava a spiegarci che sul Plateau Du Tichka poteva esserci ancora neve.

Nella confusione improvvisa veniamo invitati a toglierci gli zaini e a porli nell’abitacolo tra l’euforia del simpatico gruppetto. L’assurdo è che l’auto era già caricata all’inverosimile. Borse, scorte di cibo, due tamburelli e un amplificatore con un banjo elettrico.

La loro direzione è quella giusta, ma non abbiamo fretta, perché come in ogni itinerario Altripiani va bene fare l’autostop, ma non serve nemmeno schiacciarsi dentro un auto specie se il sole è ancora alto nel cielo azzurro.
Insistono, ci stringiamo. Viaggiamo in sette, tre davanti e quattro dietro con due zaini da trekking ben stipati e tutto il necessario per una settimana tra cinque amici in vacanza.
Scopriamo che uno di loro si sta per sposare e questa è un po’ l’avventura prima del grande passo, andranno in una casa di famiglia alla fine di una valle e lì passeranno alcuni giorni di svago.

Fa caldo in macchina, si aprono e si chiudono i finestrini, ma ad ogni curva o ad cambio di direzione del vento la nuvola di polvere ci invade. Sembra assurdo, ma il tutto è molto divertente.
Il Marocco è una territorio che mescola a sabbia, roccia, polvere e terra dai colori più svariati. Uno tra tutti il marrone che si confonde con il rosso.
Le conversazioni durano qualche frase di francese e poi finiscono in sane risate.
Mustapha si dimostra il più tranquillo delle compagnia e il più curioso; forse è anche il più timido, per l’imbarazzo di non riuscire a comunicare con scioltezza.

Al villaggio di Tizza stanno i nonni di Mustapha e veniamo invitati in una stanza dalle pareti viola a consumare il pranzo.
Ci si toglie le scarpe, ci si lava le mani e Rachid prepara il tè con maestria rimescolandolo più volte per scogliere meglio lo zucchero che si deposita sul fondo.
Tè, olio di Argan, burro e pane a volontà, sono solo l’aperitivo.
Ne segue una tajine con il tipico sughetto che si crea, il marcà, che dividiamo in fratellanza.


Dopo i saluti e i convenevoli, veniamo accompagnati da tanti bambini oltre la fine del villaggio quasi volessero la dimostrazione che tutti e sette ci stessimo dentro l’auto.
Così, con la maestria di quelli che lo fanno da una vita, abbiamo ripreso ciascuno la propria posizione.

La strada riprende a girare con serpentine sempre più strette il fianco della montagna e dopo una decina di chilometri soltanto, ma fortunatamente poco dopo aver valicato il passo, Lahcen che è alla guida si accorge che qualcosa che non va.
“Abbiamo bucato la coppa dell’olio!” – Ripete più volte – “Abbiamo un problema!”

Tra la preoccupazione e l’eccitazione di assaporare una vera avventura i ragazzi sembrano molto tranquilli.
Sotto la macchina, toccando il motore ci si sporca solo le mani senza nessun risultato, la soluzione è una sola…

SI PROSEGUE TUTTI A PIEDI!

Altro in Alto Atlante