Alle fasi di ricerca, alterniamo giornate molto più silenziose e spensierate, dove ammiriamo il grande spettacolo che ci offre la natura.  
Quest’anno per la notte di Natale abbiamo raggiunto la Laguna 69.
La Laguna 69 è uno dei laghi più belli al mondo e sicuramente una destinazione da non perdere in Perù. Il lago si trova all’interno del Parco Nazionale del Huascarán, a 4610m sopra il livello del mare ed ha un colore turchese brillante perché raccoglie le acque di due colossi della Cordillera Blanca: Il Nevado Pisco (5675m) e il Chacraraju (6108m).
L’escursione per raggiungere la laguna non è particolarmente difficile, ma è consigliato essere ben allenati specie se si porta in spalla uno zaino che pesa intorno ai venti chili.
La salita più diretta dura circa 3-4 ore lungo un percorso molto scenografico.

Il trekking può essere effettuato in completa autonomia, con la variabile opzionale di un giro più ampio: un suggestivo itinerario ad anello che passa per il Rifugio Perù (aperto solo nella stagione invernale andina tra maggio e settembre).
Il sentiero, è ben segnato e non ci sono parti pericolose, ma tenete sempre conto che il meteo cambia velocemente a queste quote.

In cielo c’è spesso un gran traffico di nuvole che vanno e vengono dall’Amazzonia al Pacifico, enormi ghiacciai, cascate con salti spettacolari, valli che sembrano non finire mai, e muli, vacche, cani randagi, polvere, vento, zaini pesanti, fiato corto e soccorso inesistente sono gli ingredienti di base per qualsiasi avventura sulle montagne della Cordillera.

Le montagne da queste parti hanno infatti la M maiuscola e ogni giornata si rivela sempre come una grande avventura.
Questa sera nonostante il forte vento e un leggero nevischio siamo riusciti a piantare la tendina in ottima posizione individuando una piazzola pianeggiante e riparata grazie a degli accumuli di pietre.

Il paesaggio intorno è chiuso al momento da una coltre di nuvole, le vette si intuiscono appena e bisogna trovare subito il modo per scaldarsi. Ci siamo divisi i compiti e in poco tempo con il solito lavoro di squadra siamo riusciti ad organizzare tutto: tenda montata a dovere, materassini srotolati e affiancati al loro posto, sacchi a pelo pronti ad accoglierci, luce frontale appesa a portata di mano, oggettistica varia al riparo dall’umidità e scorta d’acqua in quantità come sempre esagerata.

Appena fuori della veranda ci attendono due grosse pietre alte e piatte che fungono da sgabelli per la cena. Sebbene l’acqua in alta quota faccia più fatica ad andare in ebollizione, Glorija è riuscita a cucinare un ottimo minestrone e ora armati dei nostri cucchiai aspettiamo che il tepore del cibo ci scaldi. Mentre la luce si mescola all’oscurità anche la stanchezza si fa sempre più sentire e trovandoci a quasi 5000 metri è bene fare le cose con calma, anche le più banali come il lavaggio delle stoviglie. Il fiato infatti si fa corto e dormire in quota può essere fastidioso, per adesso non abbiamo sofferto il mal di montagna, ma ci sistemiamo ogni notte nei nostri sacchi a pelo tenendo la testa sempre più sollevata del normale.
È sempre molto buffo quando sperduti tra i monti ti appresti a compiere le ultime azioni della giornata, ad esempio esci per lavarti i denti e molto spesso ritorni alla tenda con il piumino bagnato ovunque e pieno di macchie di dentifricio. La causa è sempre quella, un’infinita stellata, così luminosa da farti alzare la testa vedendo le montagne che si toccano con le stelle.
Qualche colpo di tosse e proviamo ad addormentarci ascoltando un audiolibro nonostante sia difficile fare un’unica lunga dormita a queste altitudini.
Durante la notte, i seracchi sopra di noi non hanno mai smesso di muoversi, rumori impressionanti, continui i distacchi dalle pareti con cadute di rocce e ghiaccio di decine e decine di metri che si infrangono al suolo finendo spesso la loro corsa nelle gelide acque del lago.



Al mattino presto poi ti svegli di soprassalto con la sveglia che suona puntuale quando ti eri finalmente agganciato a un sogno speciale e come se non bastasse il sasso sotto cui hai bivaccato ne amplifica l’eco. Intanto che ti rigiri nel sacco a pelo la voglia di alzarti è pari a zero. Il primo movimento è alla ricerca dei calzini che hai tolto durante la notte, il secondo delle scarpe, il terzo dell’accendino per scaldare l’acqua e il quarto è quello per riempire il thermos.
Speri che il sole faccia capolino per asciugare la tenda e intanto nella nebbiolina mattutina bevi il classico mate de coca.
Per un momento quando stai per rimettere lo zaino in spalla ti soffermi a pensare al Natale in famiglia. A tutti i parenti riuniti, quasi ti prende la malinconia di essere così distante da casa, ma il paesaggio è magnifico, il sentiero continua e l’avventura peruviana è appena iniziata!

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