Resistere ad una passione soffice come quella della neve fresca è qualcosa di impossibile per chi da anni l’apprezza con la pratica dello scialpinismo su qualsiasi montagna.

Questa mattina ho lasciato casa in punta di piedi, passato due ponti, fatto qualche passo sui masegni di una Venezia semi-deserta e poi sei ore di macchina in autostrada del Brennero con quel guard rail color marroncino e i suoi affascinanti  castelli lungo la valle dell’Adige fino a Innsbruck.

Adesso nevica. Siamo in Tirolo dove ci siamo dati appuntamento in 18 persone nel paese di Obergurgl in Austria.
Dopo una facile pellata, alle ore 18:30 siamo tutti seduti a tavola ad una quota di 2450m presso il Langtalereck Hütte. Un posto accogliente, dove sono tre i tavoloni ben disposti ed equilibrati riservati al nostro gruppo. Il tepore e la complicità del buon cibo assieme alla facile bibita aiutano a rallegrare le conversazioni.
Il Salewa Get Vertical è iniziato nel migliore dei modi e stiamo prendendo confidenza tra noi.

Al mio tavolo siamo in sei, di sei nazionalità diverse e ciascuno con il proprio accento parla l’inglese che meglio sa per farsi capire dagli altri.
Una polacca, uno svizzero, un ceco, un austriaco, un tedesco ed io, dall’Italia. Sembra una di quelle classiche barzellette dove c’è un personaggio per nazione, ma qua è tutto vero!
Tutti abbiamo affrontato un importante viaggio per raggiungere la valle di Otztal, ma basta guardarsi attorno per vedere che ne è valsa la pena.

Qualcuno ha lasciato il marito e i figli a casa e per la prima volta dopo tanto tempo si trova ad avere la scusa di essere altrove, per conto proprio.
C’è chi ha vinto l’esperienza pubblicando una foto e scrivendo poi una lettera motivazionale, e ancora chi quando ha ricevuto la mail di conferma per questa nuova esperienza ha urlato per tutto l’ufficio e offerto il caffè ai colleghi.
C’è chi si è trasferito in località sciistiche per vivere e insegnare lo spazzaneve, c’è  chi scrive, fotografa e lavora per alcune riviste di montagna come me e c’è chi non scia in neve fresca da anni, ma ha passato gli ultimi tempi a trasmettere l’amore per la montagna ai figli non potendosi dedicare molto allo scialpinismo.
Insomma, ci sono molti appassionati, ragazze con ottima tecnica, giovani dalle gambe forti e persone vogliose d’avventura.
Tutto un insieme di ingredienti perfetti.

Come da istruzioni le nostre sacche sono piene di attrezzatura, anche con imbrago, ramponi e picozza per ogni eventualità.
Il marchio Salewa ha regalato ad ognuno di noi del materiale per fare un piccolo salto di qualità e adesso siamo tutti colorati tra le tonalità di giallo, rosso e azzurro.
Colori magnifici in mezzo al bianco della neve mentre si raggiungono le alte cime.

L’aspetto più bello di un gruppo che si instaura ad alta quota è la facilità di diventare compagni. Bisogna fidarsi subito degli altri.
Si scherza molto, ci si prende in giro, c’è chi è astemio e non ha vita facile in mezzo ad un gruppo di amanti della grappa fatta in casa, ma quando la salita inizia a tirare, a spezzare il fiato e a far battere forte il cuore non si smette mai di farsi coraggio a vicenda. Si diventa subito premurosi.
Il programma prevede almeno tre cime oltre i 3000m e le guide Matthias, Anton e Gabriel hanno l’esperienza e l’energia che serve per trasmettere sicurezza anche ai più insicuri.

Matthias è il più maturo delle guide pur essendo tutte e tre molto giovani.
Il primo giorno con un traverso ghiacciato ha fatto subito selezione e ha dimostrato che nonostante la sua altezza ha un baricentro perfetto e sta in equilibrio sugli sci che è una meraviglia. Traccia spesso dritto, senza “inutili” zig-zag – dice lui, ad ogni pausa ripete a rotazione tutti i nostri nomi, è diventato bravo. Beve bicchieroni di Himbeersaft (succo di lampone) appena si torna al rifugio.
Mi mostra alcune foto dal telefono: ha due bimbi piccoli e una bella moglie dal capello corto, oltre al mestiere di guida alpina fa anche il carpentiere, una sicurezza economica in più per il futuro dei suoi figli, aggiunge.
Gabriel invece è un tipo riccioluto e sorridente, con piercing sul labbro e tatuaggi sulle braccia. Le ragazze si farebbero estrarre da una valanga solo da lui, dicono sia un abile soccorritore in montagna tra i più esperti di queste valli.
Anton è più semplice, anche lui ha un viso bruciato dal sole e si diverte a darci le istruzioni per la giornata, sembra un vigile in mezzo al traffico quando muove le braccia per spiegarci le vette che ci circondano.

Faccio ancora fatica a pronunciare le cime che abbiamo prima raggiunto e poi ridisceso su ampi pendii e canalini carichi di neve. In alcuni punti la “polvere” era talmente divertente che sembrava di nuotarci dentro, tanto che Gabriel mi ha gridato più volte da lontano: “Jack! This is the real powder man!”

Per chi volesse programmare alcune scialpinistiche prenda come riferimento i nostri tre itinerari: il Hinterer Seelenkogl (3472m), il Schalfkogel (3537m) sopra l’affascinante e lunghissimo Gurgler Ferner e l’Eiskögele (3233m).
Vette con panoramiche una più bella dell’altra.

Salutarsi non è mai semplice specie se sei diventato amico di Simon Gietl, uno dei più forti alpinisti del momento. In pochi giorni una persona estranea diventa importante, ci si lega assieme, ci si dà consigli, si scava assieme una truna per la tenda, si dorme sotto le stelle e prendi decisioni importanti mentre condividi una passione forte. Quando si impara a capire come relazionarsi nel gruppo è il momento di abbracciarsi e augurarsi buon rientro a casa.
La speranza è quella di sciare ancora presto assieme. Si sa, una gioia condivisa è una gioia doppia sia nel raggiungimento di una facile vetta, sia nella conquista di qualcosa di più impegnativo.

Toglieteci tutto, ma non la montagna e una birra di fine giornata!

Al prossimo Salewa Get Vertical.

Storie suggerite