Per il quarto itinerario della rubrica di-padre-in-figlio abbiamo scelto le Alpi Carniche e in particolare il gruppo montuoso che più le rappresenta. Siamo saliti per la parete nord del Monte Coglians lungo la mitica ferrata Weg Der 26er (via del 26° reggimento) per poi suonare la campana di vetta a quota 2780 metri in una bellissima giornata estiva.
Siamo in Friuli Venezia Giulia, ma anche un po’ in Austria, infatti la cresta calcarea del massiccio delimita il confine italo-austriaco. Sono i primi giorni di luglio 2020 e ci si aggira con le mille incognite dovute alla prima ondata della pandemia Covid-19. Con le temperature estive sembrerebbe che il virus batta un po’ la ritirata, ma scopriremo poi a spese di tutti che non è proprio vero. Intanto quello che ne deriva è che anche nei rifugi alpini ci si prova ad organizzare al meglio con la conseguenza che diventa ancora più difficile prenotare e capire quali sono le regole vigenti per una corretta convivenza in quota. Nonostante tutto partiamo come sempre motivati, con uno zaino minimalista, ma attrezzato per ogni eventualità e una scarpa nuova da testare per AKU trekking & outdoor footwear.

Le Alpi Carniche rappresentano un pezzo dell’arco alpino poco conosciuto, eppure sono bellissime. Per raggiungerle si attraversano borghi e paesi dallo stato d’animo malinconico e intimo, dove la ricchezza sta nel silenzio aspro che caratterizza questi luoghi. Dopo Tolmezzo o dopo Sappada si arriva a Forni Avoltri e così nella Carnia sempre più profonda. Da subito mi sembra di vivere una nostalgia stagionale e al contempo una grande tenacia che leggo nei volti di chi resiste in queste case. Qua e là scambiamo poche parole e alcuni timidi saluti che diventano subito grandi sorrisi sul viso sincero di persone datate. Le strade si fanno sempre più strette e ci si infila in profonde valli costeggiando fiumi sottili come fili d’acqua con un territorio verdeggiante spesso umido intorno, ma basta volgere lo sguardo verso l’alto per notare le rocce Carniche che dominano in cielo. Ad ogni curva si sale lenti tra boschi di faggi, prati ondulati, rare malghe e piccoli agglomerati di case, la Carnia, è un paesaggio mite, rasserenante e del tutto differente dagli ambienti più celebri e consumati come i panorami dolomitici.

Al Rifugio Tolazzi (1350m.) stringiamo le scarpe e riempiamo le borracce. Da subito iniziamo a zampettare di buon passo, ma con la serenità di chi sa che può “perdere” tempo. Abbiamo tre giorni per fare un giro ad anello che spesso in molti percorrono anche in una sola lunga giornata. Inizialmente seguiamo un sentiero nel bosco che poi si immette in un grande vallone racchiuso a est dalle immense lastronate del Monte Coglians e a ovest dal Monte Capolago, infine dopo un gradevole falsopiano valichiamo il Passo di Volaia (1977m.) con il suo omonimo lago e rifugio. Siamo già in Austria e due birre Weiss non ce le toglie nessuno. Il Wolayerseehütte è stato restaurato di recente e dall’ampia e moderna vetrata della sala da pranzo si può già studiare qualcosa dell’itinerario del giorno seguente, ma preferiamo alzarci sulla vetta del Monte Rauchkofel (2460m) per godere di una vista più completa e beneficiare di una luce romantica tra fioriture bellissime e marmotte grassottelle. La parete nord del Coglians si staglia in tutto il suo splendore davanti a noi: solo roccia e qualche nevaio che resiste.

Come tutte le grandi montagne che sorgono sui confini di Stato anche il Monte Coglians ebbe un tragico ruolo strategico nella storia del primo Novecento. La Weg Der 26er, questa moderna ferrata, vuole ricordare l’epico reggimento 26° a testimonianza dell’inutile crudeltà della guerra. Un itinerario da non sottovalutare, subito selettivo anche per l’avvicinamento sul ripido pendio spesso nevoso. Dopo qualche “acrobazia” su neve dura per giungere all’attacco si prosegue sempre in verticale con la rassicurante presenza del cavo né eccessivo né superfluo per circa 700 metri di dislivello. Si passano placche e canalini ed è consigliato dosare bene le energie per giungere ai passaggi chiave lucidi e attenti. Bisogna fare attenzione ad un particolare e lungo traverso a destra su roccia liscia tanto esposto quanto affascinante. Successivamente occorre prudenza in due punti aerei nell’ultimo tratto che precede la cima proprio sul filo di cresta. In un panorama indescrivibile si tocca la campana ingabbiata in una piramide metallica. Dalla cima del Coglians sembra di stare su un’isola rocciosa che domina un mare verde. Ovunque si vedono onde, profili e pendii che si perdono da una parte verso l’Adriatico, e poi su tutte le Alpi Occidentali: le Giulie, il tarvisiano e le Dolomiti del Cadore. Verso nord il vento austriaco preannuncia la sconfinata Carinzia con il Grossglockner a fare da padrone. Tutto magnifico.

È domenica sera e al Rifugio Marinelli (2122m) oltre alla simpatica gestrice Caterina Tamussin con il suo staff, ritroviamo un po’ di amici e un grande “giocattolo” giallo parcheggiato lì accanto: è l’elicottero di Simone Moro. Dopo un giro di abbracci e una sessione di foto con le luci di tramonto ci siamo messi a brindare con Champagne alla conquista della seconda vetta di Tamara Lunger nel suo nuovo progetto che consiste in un giro d’Italia scalando la montagna più alta di tutte le venti regioni italiane. Dopo aver raggiunto la più alta del Veneto qualche giorno prima, ha messo in tasca anche quella del FVG. Bevi, ridi e ovviamente abbiamo fatto tardi. A colazione tra burro e marmellata ho invitato Tamara a Venezia prima di continuare il suo tour lungo lo stivale (leggi la storia).
Quella stessa mattina abbiamo tentato la Creta di Collina (2689m), un’altra cima del gruppo, ma dei nuvoloni neri ci hanno costretto alla veloce ritirata chi in elicottero e chi a piedi per pascoli e prati stupendi con fiori di arnica ovunque.

NOTA BENE:
La cartografia è la Tabacco 09 – Alpi Carniche e Carnia Centrale.
La via ferrata Nord del Coglians è un itinerario logico e di grande effetto. La salita, nonostante l’attrezzatura eccellente rimane un itinerario impegnativo per la lunghezza e l’ambiente imponente in cui si svolge. È richiesta quindi una certa esperienza.
L’ottima calzatura che abbiamo testato è la scarpa AKU Rock DFS GTX in catalogo dalla primavera 2021.

CONSIGLI:
La cucina del Rif. Marinelli è super straordinaria! 🙂

CONTATTI E LINK UTILI:
1° notte – Rif. Volaia: www.wolayerseehuette-lesachtal.at/it/vivere-la-montagna
2° notte – Rif. Marinelli: [email protected]

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